Approfondimenti · 7 Settembre 2024
A Salò una mostra permanente sull’ultimo fascismo
Un museo permanente a Salò racconta la Repubblica sociale italiana senza cedere né alla damnatio memoriae né alla nostalgia: documenti, oggetti e testimonianze per comprendere una delle pagine più oscure e divisive della storia del Novecento
In uno dei primi numeri della newsletter del Circolo della Storia vi avevamo parlato della mostra allestita al Mart di Rovereto, su arte e fascismo. Il suo pregio principale – avevamo sottolineato – è di superare la damnatio memoriae che grava su questa pagina cruciale della nostra storia, senza cedere alla polemica o, peggio, alla nostalgia. Con tutte le differenze del caso, c’è un’intera sezione di un’altra mostra, o meglio di un museo permanente, che sembra mossa dalle stesse motivazioni. Si trova a Salò, sulla sponda lombarda del lago di Garda, all’interno del MuSa.
Anche in questo caso si parla di fascismo e, nello specifico, della sua propaggine estrema e più oscura. Il museo si intitola “L’ultimo fascismo 1943-1945. La Repubblica sociale italiana”. Il suo focus è la vicenda del fascismo salodiano ma con lo sguardo allargato all’impatto che ha avuto sulla vita degli italiani.Cercare di comprendere
L’aspetto forse più interessante dell’allestimento museale salodiano è lo sforzo che lo anima di far uscire questa drammatica pagina della nostra storia novecentesca dal cono d’ombra in cui a lungo è stata confinata. Ha finito per lasciare la trattazione nelle mani dei reduci e dei nostalgici, che se ne sono serviti per farne un’icona della loro identità.
È una sfida storica assai stimolante ma difficile da affrontare, quella di voler “comprendere” le pagine più coinvolgenti della nostra recente storia, senza nulla concedere alla monumentalizzazione del passato, con la carica di implicita rivalutazione che questa comporta.
L’obiettivo sembra in questo caso sia stato raggiunto, a giudicare almeno dalle reazioni degli studiosi e soprattutto del pubblico.

Il percorso
Il racconto museale è scandito in due sezioni: una prima tratta gli antefatti (25 luglio-8 settembre 1943) e una si concentra sulla vicenda della Rsi.
La narrazione è asciutta, affidata non solo ai documenti, ma ad un ricco repertorio di oggetti (come la cartella di un bimbo delle elementari o il monopattino targato Balilla), reperti (anche curiosi, come il fantoccio di Badoglio o le carte da gioco con impresse diciture propagandistiche), immagini (del duce ritratto nel suo studio di Gragnano), fogli coevi e documenti ufficiali di riconoscimento (come la carta d’identità o il passaporto vergati dai funzionari della Rsi), pubblicazioni rare (come i diari redatti dagli ufficiali incaricati di portare il duce prigioniero prima a Ponza e poi alla Maddalena), manifesti (a partire da quelli efficacissimi di Bocassile).
Il percorso si articola in alcuni ambienti, ognuno dedicato ad un aspetto specifico dell’attività della Repubblica di Salò. Ci sono anche dei box. In uno è ricostruito un rifugio antiaereo, in un altro la famosa, unica uscita pubblica di Mussolini dal suo rifugio di Gargnano, effettuata a Milano sul finire del 1944. È in quella occasione che ha pronunciato il famoso discorso al Lirico, col tentativo disperato di rianimare lo spirito di resistenza in una città ormai arresa.

Affaccio sulla memoria
«C’è una particolarità, rispetto ad altri musei storici», precisa la storica Elena Pala, a cui si deve la cura principale dell’aspetto espositivo del percorso museale. «Abbiamo voluto chiudere il percorso museale – precisa – con un affaccio specifico sulla memoria sedimentatasi della storia della Rsi, una memoria che ha inciso pesantemente sulla vita della nostra Repubblica con una carica aspramente divisiva: di mito per i nostalgici e di incubo per i democratici».
La Repubblica sociale italiana muore, ma continua infatti a vivere nei ricordi, in particolare nel collezionismo nostalgico che nutre la nostalgia del passato salodiano di falsi e di riti folkloristici. C’è nel museo una specifica sezione che espone le memorabilia nostalgiche, ossia delle riproduzioni di oggetti e di emblemi del fascismo repubblicano che continuano ad alimentare il mercato degli inconsolabili ammiratori del duce. Si può vedere anche una lampada creata col calco (ovviamente falso) del volto del Mussolini cadavere.
La cura scientifica dell’allestimento del museo si deve agli storici Elena Pala (ricercatrice dell’Università degli studi di Milano), Giuseppe Parlato (presidente della Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice di Roma) e Roberto Chiarini (presidente del Centro studi sulla Rsi di Salò e membro del comitato scientifico del Circolo della Storia).

Consigli di lettura
Chi volesse approfondire questi temi, oltre a visitare la mostra, può fare riferimento al catalogo (stampato dalla Compagnia della Stampa, Massetti Rodella Editori).
Fra i tanti libri che si possono leggere sull’argomento, c’è quello dello stesso Chiarini (L’ultimo fascismo, storia e memoria della Repubblica di Salò, Marsilio). Di Mimmo Franzinelli, Storia della repubblica sociale italiana 1943-1945 (Laterza, 2002), di Emilio Gentile, Storia del fascismo (ancora Laterza, 2002), di Giorgio Bocca, La repubblica di Mussolini (Mondadori, 1997).
Più accademici, i libri di Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza (Bollati Boringhieri, 2006) e di Renzo De Felice, Mussolini l’alleato. 2. La guerra civile (Einaudi, 2020). Di Frederick William Deakin, Storia della Repubblica di Salò, in due volumi (Res Gestae, 2022)
Il museo invece è visitabile fino al 30 settembre da martedì a domenica dalle 10 alle 20; poi fino al 31 ottobre da martedì a domenica dalle 10 alle 18; dal 1 novembre 2024 al 6 gennaio 2025 da venerdì a domenica dalle 10 alle 18. Aperture straordinarie il 4 novembre e il 26 dicembre. Altri dettagli sul sito ufficiale.
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