Approfondimenti · 22 Novembre 2025
“Likhie devjanostye”, i turbolenti anni ’90 in Russia nella cinematografia d’autore e nei documentari
Una selezione di film e documentari che hanno raccontato gli anni Novanta russi, tra il crollo dell’URSS e l’ascesa del nuovo potere: opere che restituiscono la violenza, le speranze e le contraddizioni di un Paese sospeso tra democrazia fragile e tentazione autoritaria
La Russia degli anni Novanta è un paese in bilico tra passato e futuro, tra tentazione autoritaria e speranza democratica. Anni turbolenti, ricchi di contraddizioni, in cui passa dall’essere la principale repubblica di un impero socialista – l’Unione Sovietica – a una nazione indipendente impegnata in un difficile percorso di transizione verso la democrazia e l’economia di mercato.
Un’epoca di dolore e smarrimento, ma anche di coraggio e creazione.
Moltissimi film e documentari hanno provato a ricostruire questi anni tumultuosi, concentrandosi da un lato sui personaggi e sugli eventi chiave, e dall’altro sull’atmosfera che si respirava tra la popolazione. Questa rassegna tenta di fornire un quadro, seppur non esaustivo, delle opere che hanno rievocato questo particolare decennio.
Brat (Fratello) e Brat II (Il fratello grande)

Aleksej Balabanov, 1997
Molti autori hanno cercato di mettere in scena il disincanto post-sovietico, come Balabanov, regista, autore di Brat (Fratello) e del sequel Brat II (Il fratello grande), diventati film cult tra i giovani.
Brat racconta la storia di Danila Bagrov, un giovane russo che torna nella sua città natale dopo aver prestato il servizio militare. Senza un vero scopo nella vita, parte per San Pietroburgo per cercare il fratello maggiore, Viktor, che scopre essere un killer a pagamento legato alla criminalità locale. Danila si lascia coinvolgere nel mondo oscuro della città: sparatorie, droga, corruzione. Nonostante la violenza, il film mostra Danila come una figura quasi ingenua e romantica, un eroe nazionale moderno che cerca giustizia in una società disorientata dopo la caduta dell’URSS. Il film, girato con stile realistico e accompagnato dalla musica russa dell’epoca, divenne simbolo del disagio e dell’identità dei giovani negli anni ’90.
In Brat II, Danila torna come un eroe più consapevole. Dopo un’apparizione televisiva con ex commilitoni, si ritrova coinvolto in una missione per aiutare il fratello di un amico. Danila vola a Chicago, dove affronta criminali americani, la mafia ucraina e la brutalità di un mondo “occidentale” spietato. Anche qui difende i deboli e punisce i corrotti, incarnando l’idea del “giusto russo” contro l’ingiustizia globale. Il film riflette il risveglio dell’orgoglio nazionale russo e diventa un manifesto della generazione post-sovietica.
Insieme, Brat e Brat II sono un dittico cult sulla Russia degli anni ’90: violenta, confusa, ma ancora in cerca di dignità e di un proprio eroe.
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Balabanov, regista russo geniale
Jurij Dud’, 2018
Il noto giornalista e youtuber Jurij Dud’ ha realizzato un documentario sottotitolato in inglese sul regista Aleksej Balabanov.
Descrive così il suo lavoro: “Si ritiene spesso che se non elogi ciò che accade in Russia e parli invece dei suoi problemi, allora non ami la Russia. Ma questa è una sciocchezza. E, per fortuna, nella storia russa ci sono state molte persone che lo hanno dimostrato. Uno di loro è il regista Aleksej Balabanov.”
“Balabanov amava profondamente il nostro Paese, e soprattutto la nostra gente, ed è proprio per questo che non ha mai avuto paura di parlare dei loro difetti. A volte lo faceva in modo così crudo e terribile che gli spettatori restavano sconvolti dall’orrore e dalla rabbia. Ma lo faceva sempre con tale maestria, che nessuno aveva dubbi sul fatto che fosse il principale regista russo dei tempi moderni”.
“A maggio ricorrono cinque anni dalla morte di Balabanov. Per tutta la vita è rimasto una persona molto riservata e poco pubblica: su YouTube non esiste nessuna sua grande intervista aperta. Questa primavera abbiamo incontrato le persone a lui più vicine, che peraltro parlano raramente di lui in pubblico, e abbiamo scoperto come viveva, come lavorava, e perché aveva scelto di fare proprio quel tipo di cinema”.
Citizen K

Citizen K, diretto da Alex Gibney, è un documentario che racconta la storia di Michail Chodorkovskij, uno degli uomini più ricchi della Russia post-sovietica, diventato poi uno dei più noti oppositori di Vladimir Putin.
Negli anni ’90, durante il caos seguito alla caduta dell’URSS, Chodorkovskij approfitta delle privatizzazioni per costruire un impero energetico, Yukos, e diventa uno degli “oligarchi” più potenti del Paese. A differenza di altri, inizia a criticare apertamente la corruzione del sistema e il crescente autoritarismo del nuovo presidente Putin. Questa sfida politica gli costerà cara: verrà arrestato nel 2003 con accuse di frode e evasione fiscale, processato e condannato a lunghi anni di prigione.
Il documentario alterna interviste a Chodorkovskij (tuttora in esilio) a un’analisi più ampia della trasformazione della Russia da democrazia fragile a regime autoritario. Gibney mostra come il potere economico, i media e la giustizia siano stati progressivamente assoggettati al Cremlino, e come il destino di Chodorkovskij rifletta quello di un’intera nazione.
Citizen K è insieme un ritratto personale e una riflessione politica sulla Russia contemporanea: un Paese in cui la libertà, il denaro e il pot
Russia 1985‑1999: TraumaZone

Adam Curtis, 2022
Serie televisiva del 2022 realizzata dalla BBC e creata da Adam Curtis, composta da 7 episodi. Affronta il periodo che va dalla fine dell’era sovietica fino al 1999, in particolare su come la società russa visse il collasso del comunismo e le difficoltà della democrazia nascente.
Utilizza grande quantità di materiale d’archivio, senza commenti narrativi convenzionali. Fornisce un quadro visivo intenso e immersivo di una Russia che cambia drasticamente, utile per capire il contesto degli anni ’90, le tensioni, le speranze e le delusioni.
The Struggle for Russia
Michael Kirk, 1994
Il documentario della PBS racconta la difficile transizione della Russia dopo il crollo dell’URSS. Mostra come, sotto la presidenza di Boris El’cin, il Paese tentò di passare rapidamente dal comunismo al capitalismo attraverso le riforme economiche della “terapia d’urto”.
Le privatizzazioni e l’apertura al mercato provocarono però povertà diffusa, disoccupazione e rabbia sociale. Le immagini delle proteste del 1° maggio 1993 a Mosca rivelano il malcontento di una popolazione disorientata, mentre il potere politico vacilla tra democrazia fragile e autoritarismo nascente. Attraverso interviste e filmati reali, il documentario mostra una Russia in crisi d’identità, sospesa tra il passato sovietico e un futuro incerto.
Chernobyl

Johan Renck, 2019
“Chernobyl” è una miniserie televisiva prodotta da HBO e Sky e disponibile su Netflix in alcuni Paesi (su Now in Italia). Racconta, in cinque episodi, la vera storia del disastro nucleare avvenuto nella notte del 26 aprile 1986 nella centrale di Černobyl, in Unione Sovietica, e delle persone che cercarono di contenerne le conseguenze.
Dopo l’esplosione del reattore 4, le autorità tentano inizialmente di nascondere la gravità dell’incidente. Il livello di radiazioni diventa incontrollabile, e migliaia di pompieri, minatori e soldati vengono mandati sul posto per “liquidare” le conseguenze, spesso sacrificando la propria vita. La serie mostra il loro coraggio denunciando la negligenza, la menzogna e la burocrazia sovietica che aggravarono la catastrofe.
“Chernobyl” è lodata per il suo realismo, la tensione psicologica e l’attenzione ai dettagli storici. Oltre al disastro nucleare, la serie parla del prezzo della verità in un sistema fondato sulla paura e sulla menzogna.
Red Empire / The Second Russian Revolution
BBC, 1991
Si tratta di una serie documentaria in otto episodi che racconta gli ultimi anni dell’Unione Sovietica e il crollo del sistema comunista, vista attraverso i protagonisti dell’epoca.
Si parte dalla fine degli anni ’70 alla dissoluzione dell’URSS nel 1991, mostrando come il potere sovietico, logorato da burocrazia, corruzione e stagnazione economica, sia stato travolto dalle riforme di Mikhail Gorbacev — la perestrojka e la glasnost.
Attraverso interviste a leader politici, militari, intellettuali e cittadini comuni, il documentario mostra la perdita di fiducia nella propaganda comunista, le lotte interne al Partito, le rivolte nei Paesi baltici e l’ascesa di nuove forze democratiche in Russia
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