Approfondimenti · 12 Luglio 2025

Correre attraverso la storia: la maratona di Berlino e una città divisa

Dalla foresta di Grunewald al cuore della città riunificata: la Maratona di Berlino ha corso lungo i confini della storia, trasformandosi da evento sportivo popolare a simbolo mondiale di libertà e riconciliazione

di Stefanie M. Woodard

“È stato un passo che 25.000 persone non dimenticheranno mai”: così si apriva l’articolo dedicato alla storica Maratona di Berlino del 1990 sulla prima pagina della Bild.

Tenutasi tre giorni prima della cerimonia di riunificazione al Reichstag, la maratona aveva attraversato la Porta di Brandeburgo entrando per la prima volta in Germania Est.

Tra il 1977 e il 2023, la Maratona di Berlino ha prodotto tredici record mondiali, più di qualsiasi altra, guadagnandosi un’aura quasi mitica tra gli appassionati di corsa. Ma è stata la capacità di richiamare l’attenzione su Berlino divisa e poi sulla riunificazione della città a rendere le maratone degli anni Ottanta tanto uniche e affascinanti.

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Esordi campestri, sogni cittadini

Benché oggi figuri tra le sette Abbott World Marathon Majors (AWMM), e con 54.280 partecipanti nel suo cinquantesimo anniversario il 29 settembre 2024 sia diventata ufficialmente la più grande maratona al mondo, la Maratona di Berlino esordì nel 1974 come semplice corsa che andava dallo Stadio Mommsen e ritorno, passando per la foresta di Grunewald.

Horst Milde, mastro fornaio, affermato maratoneta e “Rappresentante sportivo” (Sportreferent) volontario presso l’Università libera di Berlino, riunì 286 corridori (284 dei quali tagliarono il traguardo) per la prima “Maratona popolare” (Volksmarathon) di Berlino.

La scelta del nome era deliberata. Anziché richiedere che i partecipanti facessero parte di una società sportiva o di altre organizzazioni ufficiali, Milde voleva che la gara fosse aperta a chiunque desiderasse correre per 42,2 chilometri. Si trattava di uno scostamento significativo dalla prassi dell’epoca, che catapultò Berlino all’avanguardia del “boom della corsa” tedesco.

La maratona continuò a guadagnare popolarità nel corso degli anni Settanta, e fece persino la storia con il record mondiale femminile di 2:34:47 stabilito da Christa Vahlensieck nel 1977.

Ma Milde aveva un sogno ancora più grande: correre attraverso la città. Nel 1981 ebbe un assaggio di come avrebbe potuto essere una corsa di questo tipo. Il 3 maggio le autorità francesi organizzarono la “25 Kilometer de Berlin”, ispirata all’ormai famosa Parigi-Versailles. Il percorso partiva dallo Stadio olimpico, si snodava attraverso il Kurfürstendamm e costeggiava la Porta di Brandeburgo per poi tornare al punto di partenza.

Una corsa che attraversasse la città era possibile, si rese conto Milde. Ora doveva semplicemente trovare il modo per concretizzarla.

Joachim Jankowiak, berlinese da sempre, e Kyle Krull, un ufficiale americano del JAG, si godono gli applausi della folla di spettatori durante la maratona di Berlino del 1987.

(Foto: Gretchen Krull)

La Guerra fredda apre la via

Pochi giorni dopo la corsa francese, Milde scrisse una lettera alla polizia di Berlino Ovest. “I francesi hanno organizzato una corsa [attraverso la città]”, spiegò. “Vorrei [fare] lo stesso”. Grazie ai suoi contatti al dipartimento di polizia, Milde venne presto a conoscenza della reazione incredula che aveva suscitato.

“Milde è impazzito!”, avrebbero esclamato. “Vuole correre per le strade!” Era evidente che chiedere un’autorizzazione alla polizia non lo avrebbe portato da nessuna parte. Doveva trovare un altro modo di trasformare il suo sogno di maratona urbana in realtà.

Per la fortuna di Milde e della storia delle maratone, presto si aprì una nuova via. Il cognato di Milde, Joachim Nawrocki, che lavorava come giornalista al Tagesspiegel, si offrì di presentarlo alla “persona più importante nell’amministrazione americana a Berlino”.

Poco tempo dopo Milde si ritrovò a cena con John Kornblum, Consigliere politico presso la Missione degli Stati Uniti a Berlino, destinato poi a diventare ambasciatore nella Germania riunificata. Quando Kornblum gli chiese come poteva aiutarlo, Milde spiegò che la polizia aveva proibito che il tracciato della sua corsa attraversasse la città e specialmente che passasse dal Checkpoint Charlie. Kornblum rispose: “Signor Milde, non si preoccupi. Faremo in modo di realizzarlo.”

E fu così che, con il beneplacito degli americani e il tempestivo intervento di John Kornblum, la maratona del 1981 e tutte le corse successive attraversarono la città. Senza questo assist da parte americana, così tipico della Guerra fredda, insieme all’ispirazione iniziale offerta dalle forze francesi, la maratona urbana di Berlino degli anni Ottanta non ci sarebbe mai stata.

Un punto ristoro durante la maratona di Berlino del 1988

(Foto: Gretchen Krull)

La corsa di Berlino (Ovest) negli anni ’80

Il cambio di location si rivelò cruciale per la crescita dell’evento. Mentre in precedenza il limite era stato fissato a 400 corridori per ragioni logistiche, la corsa del 1981 poté vantare l’arrivo al traguardo di 2.567 atleti. Cifre che si mantennero in costante crescita per il resto del decennio.

Nel 1986 il traguardo fu tagliato da 11.450 partecipanti. Nella corsa del 1987, che coincise con la celebrazione dei 750 anni della città e in cui per la prima volta la linea di partenza fu spostata vicino all’iconica Porta di Brandeburgo, 12.674 atleti furono accolti festosamente all’arrivo: un numero che valse alla Maratona di Berlino il terzo posto a livello mondiale.

La corsa continuò a crescere nel 1988 e 1989, quando fu conclusa rispettivamente da 13.117 e 13.433 corridori. Di pari passo con il numero dei partecipanti, crebbe anche la fama internazionale della Maratona di Berlino. La prima corsa per le strade della città nel 1981 vide il trionfo del britannico Ian Ray, primo vincitore non originario della Germania Ovest. Negli anni successivi si aggiudicarono il titolo di campioni atleti provenienti da Colombia, Belgio, Danimarca, Polonia, Ungheria e Tanzania. La Maratona di Berlino stava rapidamente diventando una delle più popolari al mondo.

Alla fulminea ascesa della corsa negli anni Ottanta concorsero diversi fattori. Innanzitutto, il terreno pianeggiante della maratona si guadagnò presto la reputazione di essere uno dei percorsi più veloci del mondo. In secondo luogo, la corsa era pianificata in modo impeccabile grazie alla dedizione di Milde e della sua squadra di volontari. Come notò un partecipante abituale, “L’organizzazione non era seconda a nessun’altra”.

In ultimo, l’entusiasmo della gente di Berlino accresceva il fascino della corsa. Nel 1987, ad esempio, la gara fu seguita da circa 700.000 degli 1,9 milioni di residenti della città. Si poteva ormai affermare che Berlino Ovest era diventata l’isolata capitale del boom della corsa di fondo in Europa.

Un punto ristoro vicino al Rathaus Steglitz durante la maratona di Berlino del 1987

(Foto: Gretchen Krull)

Nuovo anno, nuovo percorso

Per anni correre attraverso la Porta di Brandeburgo era stato un sogno irrealizzabile. Ma questo cambiò (letteralmente) dalla sera alla mattina il 9 novembre 1989.

Con l’incoraggiamento del giornalista sportivo britannico Michael Coleman, che telefonò a Milde il 10 novembre, iniziò a prendere forma il piano di organizzare una Corsa di Capodanno che attraversasse entrambe le metà della città. Questa corsa richiese una notevole collaborazione a livello transfrontaliero.

Il 12 novembre, gli atleti della Germania Est Roland WinklerDr. Detlef Dalk e Gerd Engel unirono le forze con Milde dando vita al “Gruppo d’iniziativa della DDR [per] la Maratona di Berlino”.

Richiamandosi alla tradizione della Corsa di Capodanno di Berlino Est attraverso il Volkspark Friedrichshain, organizzata per quasi vent’anni dal leggendario giornalista sportivo tedesco‑orientale Heinz-Florian Oertel, la corsa attraverso la città sarebbe stata un “esercizio di riscaldamento” in vista della “Maratona dell’Unità” prevista per il 1990. Obiettivo della corsa era accogliere corridori da entrambe le parti della città.

Il comunicato stampa dell’SCC del 14 dicembre 1989 recitava:

“Gli atleti provenienti da entrambe le parti di Berlino iniziano il nuovo anno 1990 col botto. Con la ‘prima Corsa di Capodanno di tutta Berlino il 1° gennaio 1990, alle ore 14:00’ […] si terrà una corsa transfrontaliera per la prima volta dopo oltre quarant’anni di separazione”.

Nonostante le difficoltà nel concordare la logistica con le autorità della DDR (ancora il 27 dicembre non era chiaro se i partecipanti sarebbero stati liberi di correre attraverso la Porta di Brandeburgo), la Corsa di Capodanno fu un successo travolgente.

Oltre 20.000 atleti provenienti da decine di nazioni, e soprattutto da entrambe le parti della città divisa, attraversarono il Muro, passando sotto la Porta di Brandeburgo, per arrivare al Municipio rosso (Rotes Rathaus) e fare poi ritorno al punto di partenza.

La corsa ebbe un significato speciale per chi aveva trascorso tutta la vita a Berlino Ovest, come Joachim Jankowiak: «Per la prima volta abbiamo corso attraverso la Porta di Brandeburgo, tra applausi scroscianti!”, Dopo decenni di divisione, l’agognata riconnessione della città sembrava ora a portata di mano.

Una banana post-gara a uno stand di ristoro. Lungo il percorso c’erano anche altri stand simili con banane Chiquita.

(Foto: Gretchen Krull)

La “Maratona dell’Unità” e oltre

Nove mesi dopo la storica Corsa di Capodanno del 1990, la prima Maratona di Berlino attraversò la Porta di Brandeburgo entrando nei distretti orientali della città. Tanto gli organizzatori quanto i partecipanti riconobbero il significato unico della corsa.

Come spiegavano i materiali forniti dall’SCC, “La maratona di Berlino attraverserà l’edificio più famoso della città e le sue due metà saranno simbolicamente riunite”.

Faceva eco a questo sentimento il messaggio pubblicato del sindaco di Berlino Ovest Walter Momper: «Do a tutti gli atleti il benvenuto nella città di Berlino, senza muro né confini. Lungo i 41.195 (sic) chilometri attraverso l’Ovest ciascuno può percepire a ogni passo il modo in cui Berlino sta tornando a essere unita». Era una corsa speciale e tutti ne erano consapevoli.

Oltre a far toccare con mano la nuova realtà politica di Berlino, la “Maratona dell’Unità” (Einheitsmarathon) servì anche a consolidare lo status della città come polo podistico di rango internazionale. Con un tetto massimo di 25.000 corridori per ragioni logistiche, la maratona accolse partecipanti provenienti da 57 Paesi, tra cui l’australiano Steve Moneghetti, vincitore nella categoria maschile, e Uta Pippig, campionessa nella categoria femminile, di quella che presto sarebbe diventata l’ex DDR.

La corsa fu seguita in diretta da milioni di persone in tutta la Germania e nel mondo. Ogni anno da allora la Maratona di Berlino ha continuato a crescere, per numeri e prestigio, e il suo impatto sulla cultura podistica è tuttora senza eguali.

Oggi la Maratona di Berlino si è conquistata nel mondo intero un’aura di leggenda; ma questo successo non sarebbe stato possibile al di fuori del contesto della Guerra fredda in cui nacque la corsa. Il percorso che attraversava la città divisa dal Muro trasformò la Maratona di Berlino in una celebrazione annuale della libertà di movimento, ma anche in un amaro promemoria di quelle persone la cui libertà era stata limitata dal Muro.

Quando nel 1990 il percorso si estese ai distretti orientali, i partecipanti poterono finalmente assaporare Berlino come circuito unico e ininterrotto di 42 chilometri. Per i 25.000 maratoneti e i loro spettatori, un milione secondo le stime, l’impatto fu profondo: la “Maratona dell’Unità” di Berlino (Einheitsmarathonaveva riunito simbolicamente la città a lungo divisa.

Con la corsa del 1990 e la cerimonia di riunificazione tre giorni dopo, il futuro agognato dalla Germania era finalmente arrivato. Per usare le parole di Roger Robinson, scrittore di sport e corridore professionista: «Berlino 1990 […] fu il simbolo della fine di un’epoca di paura, della riunificazione di una grande nazione e di un grande continente e della gioia che tutti gli atleti provano nel correre liberi, senza muri o restrizioni».

Era ufficialmente iniziata una nuova era nella storia della corsa.

Joachim Jankowiak (il berlinese citato nell’articolo) si gira per guardare la fotocamera prima di attraversare la Porta di Brandeburgo all’inizio della storica maratona di Berlino del 1990

(Foto: Kyle Krull)

(Traduzione di Angelica Coda)

© Riproduzione riservata

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Stefanie M. Woodard

Ha conseguito il dottorato in Storia presso la Emory University nel maggio 2019. È docente di Storia alla Kennesaw State University di Kennesaw, in Georgia, dove ha ricevuto premi sia a livello dipartimentale che universitario per l’insegnamento online. Le sue ricerche sono state pubblicate su Nationalities Papers e EuropeNow, e il suo lavoro è stato sostenuto dalla Central European History Society, dal Council for European Studies, dal German Historical Institute di Varsavia e dall’Herder Institute.

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