Rassegna Stampa · 2 Novembre 2025

La Cia della libertà: quando l’America difendeva la cultura europea

da "C'era la Cia della libertà" di Pierluigi Battista, dal Foglio dell'1-2 novembre 2025

Durante la Guerra fredda, gli Stati Uniti promossero in Europa una vasta offensiva culturale per sostenere la libertà artistica e intellettuale contro i totalitarismi. Con l’appoggio della Cia, nacque il Congresso per la libertà della cultura, diretto dall’agente Michael Josselson e presente in oltre trenta Paesi, Italia compresa, dove collaborò con figure come Tristano Codignola. L’obiettivo era sostenere la “sinistra non comunista” e offrire un’alternativa culturale al blocco sovietico, come scrive Pierluigi Battista sul Foglio.

A guidare l’azione fu soprattutto il compositore Nicolas Nabokov, cugino di Vladimir, che organizzò grandi eventi come il festival parigino del 1952, “Oeuvres du Vingtième Siècle”, con Stravinskij, Berg, Schönberg e altri autori banditi da Hitler e Stalin. Mostre d’arte e tournée musicali finanziate dal Congresso e dal MoMA di New York — sostenuto da Nelson Rockefeller e fondazioni legate alla Cia — diffusero in Europa il modernismo americano di Pollock, Rothko, de Kooning, simbolo di libertà contro il “realismo socialista”.

Parallelamente, la Cia favorì la diffusione di libri come 1984 di Orwell, Buio a mezzogiorno di Koestler e Il Dio che è fallito di Silone e altri ex comunisti, oltre a sostenere riviste come Preuves in Francia, Encounter in Inghilterra, Der Monat in Germania e Tempo Presente in Italia, diretta da Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone.

Quella stagione, raccontata da autori come Frances Stonor Saunders (La guerra fredda culturale) e Massimo Teodori (Benedetti americani), fu una sorta di Piano Marshall della cultura: un progetto che univa libertà artistica, democrazia e modernità contro le censure dei regimi comunisti.

Ma con la guerra del Vietnam e le rivelazioni del 1968 sul finanziamento statunitense di Tempo Presente, quella rete di alleanze si dissolse, travolta dallo scandalo e dall’ostilità dell’intellighenzia europea. Finiva così – scrive Battista – l’epopea di un’America che aveva saputo difendere la libertà anche con i mezzi della cultura.

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