Premio Friuli Storia
 XII Edizione, 2025

Concluso
  • Le mani di mio padre

    Irina Scherbakova, Mimesis, 2024

    Vincitore
  • Pane quotidiano

    Carlo Fumian, Donzelli, 2024

  • L’Italia occupata 1917-1918

    Gustavo Corni, Gaspari, 2024

Tutti i commenti

1 Settembre 2025
Va bene così. Continuate così. Buon lavoro e complimenti.
1 Settembre 2025
Complimenti per la scelta delle opere finaliste.
31 Agosto 2025
La scelta dei volumi è stata ottima. Nulla da dire se non continuare su questa strada. Forse anticipare di un po' la spedizione dei volumi. Agosto è un mese dispersivo, non sempre adatto per letture impegnative.
30 Agosto 2025
Bravi, continuate così!
29 Agosto 2025
Anche in qusta edizione le opere scelte sono davvero interessanti. Mi fa grande piacere e mi sento onorata di far parte della giuria dei lettori. Un plauso all'organizzazione.
28 Agosto 2025
Tre libri molto validi che aggiungono valore al premio; il rigore scientifico unito alla capacità di renderli fruibili anche ad un pubblico, certamente appassionato ma non storico di professione, aiutano ad un seria divulgazione in tempi in cui si tende a semplificare, con il concreto rischio di banalizzare concetti che non aiutano la verità storica con le relative conseguenze; mentre le bugie fanno il giro del mondo la verità si sta ancora mettendo le scarpe da ginnastica recita un detto; sta a realtà come questo premio, attraverso anche la giuria dei lettori, far comprendere alle persone che la ricerca della verità storica non è un qualcosa di semplice ma va trovato attraverso una continuo confronto, approfondimento di cui il premio, da quanto vedo, è parte; grazie a chi mi ha proposto di aderire a questa giuria e da appassionato di storia moderna e contemporanea spero possa continuare con quel rigore scientifico che lo contraddistingue
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1 Settembre 2025
Una storia molto interessante perché raccontata da 'dentro', da chi l'ha vissuta giorno per giorno e non dallo storico di professione. È così che andrebbe raccontata la storia, specie nelle scuole, certo abbinata ai manuali, per far capire quanto è complessa la realtà che ci circonda e far 'toccare' la storia. Un libro che si lascia leggere con passione, nonostante le tematiche affrontate.
1 Settembre 2025
Un libro avvincente da leggere, che trasforma la grande storia in una narrazione familiare e che ci accompagna al presente dandoci gli strumenti per comprendere anche il nostro presente. Bellissimo
1 Settembre 2025
L’autrice svela molti retroscena del regime duro in Russia attraverso la storia familiare. Tema attualissimo per comprendere meglio le tristi dinamiche in corso.
31 Agosto 2025
Si tratta di una storia straordinaria, perché straordinaria è la storia della Russia vista attraverso gli occhiali della famiglia di Irina, dalla bisnonna a sua figlia Clara. È una storia avvincente, che non ha bisogno di artifici letterari per catturare l’attenzione dalla prima all’ultima pagina, proprio perché narra fatti eccezionali e persone tutte in qualche modo eccezionali: dalla bisnonna Etlja Jakubson, ebrea che diventa imprenditrice e che capisce che l’unico futuro nella Russia zarista antisemita negli shtetl e nelle cittadine ucraine a maggioranza ebraica devastati dal pogrom l’unica via di salvezza, e di ascensione sociale, è l’assimilazione; al nonno Jakov, tormentato funzionario del Comintern che attraversa, a dire di Irina anche con una buona dose di fortuna, il Grande Terrore staliniano; la nonna Mira, grande e appassionata lettrice che trasmette alla nipote la passione assorbente della lettura e il cinema, nel cui ambito lavorò come sceneggiatrice e redattrice; il padre mutilato in guerra, critico letterario, al centro della vasta e decisiva produzione letteraria degli anni staliniani e post-staliniani; la madre che vede sparire attorno a sé molti amici e amiche risucchiati nei gulag o nelle prigioni staliniane quando non fucilati; infine Irina che a poco a poco dà uno scopo alla sua vita nel raccogliere le memorie degli scampati dai gulag e fonda Memorial, in poco tempo destinato alla soppressione nel nuovo regime neo staliniano di Putin (nel 2021). Il libro ha il respiro di un grande romanzo russo, ma è tutto solo resoconto di fatti e di storie vere. E come un romanzo lo si legge. È denso di fatti e di figure, e si sarebbe molto aiutati da un albero genealogico e da un indice dei nomi. Sono centinaia i personaggi (reali) che si affacciano in questa storia plurisecolare, e sarebbe utile poterli vedere anagrafati da un indice analitico. La storia inizia a Starodub nel 1917 con le annotazioni in un quaderno rilegato in seta rossa di seta all’inizio della rivoluzione e scritto a quattro mani dalla bisnonna e dal bisnonno (anche se si salvano solo le pagine di quest’ultimo), e si conclude (provvisoriamente) con la partenza dalla Russia nei giorni immediatamente successivi all’inizio dell’aggressione all’Ucraina (2022). Un secolo intero attraversato da una famiglia che soffre tutte le vicissitudini del popolo russo, ma con una sensibilità e una capacità di leggere gli eventi in cui sono immersi (e da cui sono talvolta anche travolti) rese possibili dalla raffinata cultura letteraria e politica che viene trasmessa all’interno della famiglia. Tra le rivelazioni, , almeno per chi ne fosse ignaro, di questo libro è il diffuso e persistente antisemitismo della società russa, dopo il breve disgelo dei primi anni rivoluzionari e nonostante la presenza di ebrei nei ranghi alti del partito. Poi il posto eccezionale che ha la letteratura e la poesia nella vita del popolo russo, almeno quello delle grandi città (Mosca, Leningrado-San Pietroburgo). Ciò è certo dovuto al bruciante interesse per letteratura e poesia che si trasmette all’interno della famiglia di Irina, che tende forse a sopravvalutare questo elemento. Ma le masse di persone che si raccolgono in alcuni luoghi deputati a sentire i discorsi degli scrittori o la lettura e la recitazione di poesie in pubblico sembrano confermare che si tratta di una passione condivisa. Anche perché da circoli dai élite le idee e le passioni passano subito al resto della popolazione. In un libro così ricco e avvincente, dispiace vedere segni di una - a volte - scarsa cura editoriale, Così non si capisce perché il PCUS diventi costantemente in sigla CPSU; nell’interrogatorio di Brodskij il giudice qualche riga più sotto diventa Richter (giudice in tedesco); altre minori sviste le ho segnate nella mia copia. Resta il merito di aver fatto conoscere al lettore italiano un libro che apre finestre ampie e a volte inaspettate sulla storia russa, vista interamente dal basso, sulle conseguenze che le grandi decisioni hanno sulle persone, attraverso la lente d’ingrandimento di una famiglia dell’intellighèntzia.
31 Agosto 2025
Sicuramente un racconto imprescindibile per capire tanti aspetti che alle volte restano troppo nell'ombra (e invece sono fondamentali) della guerra che in questi anni sta caratterizzando il Vecchio continente.
31 Agosto 2025
Ho votato "Le mani di mio padre " perché, l'autrice ha saputo raccontare un secolo di storia della Russia documentandolo attraverso le vicende vissute dalla sua famiglia nello stesso periodo.
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1 Settembre 2025
C'è una costante che accomuna i tre libri finalisti: guerra = fame. In tutte le epoche, in tutti i luoghi, in tutte le classi sociali. Questo libro ha il pregio di far capire anche ai 'non addetti' gli intrecci economici e finanziari che ci sono dietro un chicco di grano.
1 Settembre 2025
Un lavoro articolato e molto interessante.
31 Agosto 2025
Ho scelto questa opera per il suo particolare argomento che è di grande attualità. I tre libri selezionati dalla giuria, pur trattando temi diversissimi tra loro, erano comunque legati da un filo logico. Si parte con il tema della vita in Russia durante la rivoluzione, raccontata da Irina Scherbakova con toni drammatici e rassegnati a cui è legata anche l'Ucraina, il cui spirito russofono è alla base della guerra in corso. Guerra che sta portando distruzione, miseria, paure come durante la prima guerra mondiale evidenziate dal libro del prof. Corni. A tale guerra è associato il tema del grano, di cui l'Ucraina è ( o era ...) grande produttore, per cui l'argomento sviscerato dal prof. Fumian mi ha fatto conoscere la complessità della gestione di questo fondamentale alimento per l'umanità.
31 Agosto 2025
Di fronte a tre opere di grande interesse come quelle proposte dal Circolo della storia, c’è il rischio ingenuo di apprezzare particolarmente l’ultima letta, nel mio caso Pane quotidiano. In verità non è questa la ragione per cui attribuisco a quest’ultimo libro il primo posto. Sono piuttosto il rigore della ricerca, la larghezza delle prospettive che apre al lettore, la cura nell’editing, assieme ad altre ragioni che esplicito di seguito che me lo fanno premiare in modo particolare Pane quotidiano, pur essendo rimasto affascinato dalle memorie di Irina Scherbakova e molto interessato da L’Italia occupata di Gustavo Corni. Un pregio che mi ha molto sorpreso del libro e che non mi attendevo è che un libro di storia economica si possa leggere come un romanzo. E a ragione, come dice lo stesso autore, perché «Il grano ti porta dove vuole: nelle cucine di campagna e nei giganteschi stabilimenti molitori di Minneapolis, nelle aule parlamentari e nelle nuove borse merci ad esso dedicate, nelle foschie dei conflitti geopolitici e negli intrighi dello spionaggio industriale, nella letteratura e nelle guerre alla pirateria, nei codici criptati della telegrafia intercontinentale e nella rivoluzione oceanografica.» (p. 18) Sono continue non le digressioni ma le puntate in direzioni spesso sorprendenti che alla fine si rivelano strettamente connesse con il tema. Questo grazie a una bibliografia vastissima di cui colpisce in particolare la consultazione di decine di riviste di settore, che forniscono continuamente tasselli al discorso complessivo. Ne risulta un’ampiezza straordinaria di panorama, derivante - a detta dell’autore - dallo stesso tema trattato: i lavori in questo campo «hanno apportato un reale avanzamento negli studi di storia globale “attraverso” la lente di una commodity strategica» (p. 10). Con la storia del grano si comprende l’aumento della popolazione mondiale, la sparizione delle grandi carestie, la decuplicazione della speranza di vita (pp. 10-11), la rivoluzione commerciale: «un gigantesco turning point dell’intera storia umana, sia sul piano economico che culturale e politico», e questo nei decenni dal 1840 alla prima guerra mondiale (p. 11). Si aggiungano il sorgere attorno ai nuovi mercati e ai nuovi mercanti di grano di «un mondo storicamente inedito (…) di tecnici, scienziati, economisti amministratori, funzionari e burocrati» e la nascita su scala planetaria «delle Scuole di commercio, delle Business School», quindi «la “scientifizzazione” e l'istituzionalizzazione disciplinare delle antiche “arti del mercante” apprese sul campo, sia … il prepotente sviluppo della ricerca scientifica in campo botanico e agronomico» (p. 17). Si fanno scoperte sorprendenti, come il collegamento esistente tra commercio del grano, olio di balena, juta e trincee della Grande Guerra (pp. 52-58); il ruolo decisivo dell’oceanografia (pp. 58-61); la nascita assieme al telegrafo della criptografia e dei codici (pp. 79-82) parallelamente alla ricerca di una lingua universale (pp. 78-79); il sorgere dei primi grattacieli che non sono altro che gli elevator di Chicago (p. 51-52) sorti lungo ferrovie e moli (pp. 49-51). Val la pena di ribadire la grande cura dell’editing: a due riprese vengono citate nei Ringraziamenti persone (tra cui l’editor dell’editore Donzelli) impegnate in questo compito essenziale per la buona riuscita di un libro. Queste figure non sembrano molto presenti negli altri due volumi, che mostrano qua e là, pur nella generale attenzione, anche piccole sbavature. Di grande importanza l’indice dei nomi, presente pure nel volume di Gustavo Corni, ma che inspiegabilmente manca nelle memorie di Irina Scherbakova, dove sarebbe stato indispensabile, visto che il lettore incrocia una miriade di personaggi della storia russa del Novecento (non tutti sempre noti) e soprattutto della letteratura sovietica (e si desidererebbe anche un albero genealogico che raccolga la vasta ramificazione familiare di lato materno e paterno di Irina e permetta al lettore di orientarsi nella vasta parentela). V’è anche in Pane quotidiano una ricchezza mai banale di aneddoti, o per mostrare come tutto è interconnesso (la figlia di Levi Leiter, uno dei maggiori capitalisti di Chicago, che va sposa a Lord Curzon e diventa viceregina dell’India (p. 136)); o per mostrare l’estensione della globalizzazione dei mercati: per es., quando a seguito della scarsità di grano in Europa e Asia, i prezzi si impennano e i farmers «spazzavano i pavimenti dei loro granai per trovare un po’ di grano da vendere a quel prezzo» (p. 137, dove viene citato anche il Macbeth di Shakespeare). Non c’è un momento di noia nella lettura. Da apprezzare anche la fattura del libro: quinterni legati (la Scherbakova ha pagine incollate, non il meglio in un volume di più di 470 pagine), ampi margini del testo sfruttabili per rapidi appunti e rimandi, note a piè di pagina piuttosto che in fondo al volume (come ne L’Italia occupata), definizioni chiare di termini continuamente utilizzati come commodities (p. 4), futures (p. 5), mercato (p. 19), che permettono di seguire senza incertezze e ambiguità un discorso estremamente variegato e complesso. Per tutte queste ragioni la lettura di Pane quotidiano è una lettura che allarga la mente. Soprattutto fa toccare con mano come l’economia sia fatta da uomini, e non per nulla con il termine «mercato» l’autore intende «l’insieme delle modalità e soprattutto la pluralità degli «attori» degli scambi, sovente trascurati da una storiografia di norma ai prezzi e alle quantità» (p. 19).
31 Agosto 2025
Ho dato il mio voto a questo volume perché racconta in modo chiaro una vicenda che non è solo economica, ma riguarda la crescita di un'intera nazione. Questo ci fa capire che quando raccontiamo una cultura diversa dalla nostra non possiamo farlo per compartimenti stagni. E il titolo è davvero azzeccato!
31 Agosto 2025
Bellissimo e sorprendente! Nel libro emerge chiaramente come il commercio internazionale del grano abbia contribuito in maniera determinante a porre le basi della modernità.
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1 Settembre 2025
Libro interessante specie per chi vive e conosce i luoghi descritti. Mi è sembrato però frammentario, o forse troppo per 'studiosi' del ramo.
1 Settembre 2025
Un punto di vista che viene svelato e fatto conoscere.
31 Agosto 2025
Ho scelto questo libro perché l'autore ha presentato un aspetto della grande guerra mai indagato.
31 Agosto 2025
Lo studio di Gustavo Corni, che ambisce a essere il primo studio complessivo sull’anno dell’invasione, è una cronaca documentatissima di un anno, l’anno della fame, in Friuli e Veneto orientale. Corni usa una quantità impressionante di testimonianze, e forse questo è il suo merito principale, come testimoniato dalle quasi 1100 note, come si conviene a una ricerca storica degna di questo nome. Sono esplorati gli archivi di Stato, quelli comunali delle zone di occupazione e una mole impressionante di “narrazioni soggettive”: diari, lettere, documenti di commissioni, comuni, unità dell’esercito invasore etc., non solo degli occupati ma anche degli occupatori. L’enorme mole di fonti utilizzata consente all’autore di portarci dentro la realtà dell’occupazione, anche per gli aspetti più minuti: dal numero di uova da consegnare alle razioni alimentari previste, ai danni macroscopici inferti all’apparato industriale, alla composizione dei consigli comunali messi in piedi dall’invasore, alle vicende delle campane, delle chiese e dei preti. In questo modo si è immersi come meglio non si potrebbe nel quotidiano della vita sia degli invasori sia degli invasi. Le conclusioni generali e le prospettive storiche di più ampio respiro sono enunciate sinteticamente nell’introduzione: «Il paradosso è (…) che il poderoso esercito, vincitore a Caporetto, era in realtà già sconfitto in partenza e per tutto l'anno di occupazione tentò solo di procrastinare l'inevitabile esito. (…) l'occupazione dell'Italia nord orientale è eccezionale: l'occupante non era una potenza del suo fulgore, ma si trovava in una condizione di profonda crisi.» (p. 7) C’è il rischio di una certa ripetitività, insita nella stessa situazione drammatica la cui dominante è la fame per quasi tutti, italiani e nemici. Il rischio diventa palese quando la stessa citazione è ripetuta (v. pp. 23 e 30, pp. 74-75). Un migliore cura editoriale avrebbe evitato piccole sviste (p. 75 caccie; p. 146: situazione alimentari; p. 78 la sigla HGK non esplicitata; Beccegato a p. 124 è vescovo di Vittorio, a p. 125 di Ceneda – è vero che già nel 1866 era stato formato il comune di Vittorio unendo Ceneda e Serravalle). Il libro avrebbe anche molto guadagnato da un apparato iconografico pur se essenziale, tanto più che a più riprese si fa riferimento alla ricca documentazione fotografica di parte austriaca (per es. a p. 136), che avrebbe sicuramente arricchito di molto il volume, il quale ha un aspetto, anche per corpo e carattere usato, piuttosto spoglio. Il volume è un contributo importante, che fornisce un quadro variegato e complesso dell’anno dell’occupazione.
31 Agosto 2025
Conoscere ogni aspetto delle guerre che hanno interessato il territorio italiano nel Novecento è sicuramente utile. Sarebbe opportuno che anche nei programmi scolastici si approfondisse maggiormente
30 Agosto 2025
La Storia, calata nella realtà quotidiana delle persone, restituisce in modo crudo e oggettivo la tragedia che hanno vissuto e ce ne rende emotivamente partecipi. È possibile inoltre, per chi lo desidera, approfondire l'argomento grazie all'esauriente bibliografia.
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Domande frequenti

Come viene scelto il vincitore del Premio Friuli Storia?

Il premio è assegnato da una duplice giuria: una giuria scientifica (che sceglie una terzina di finalisti) e una giuria di minimo 300 lettori (che sceglie il vincitore all’interno della terzina).

Quali libri possono partecipare?

Il premio è dedicato ai libri di storia contemporanea, italiana o internazionale, pubblicati nell’anno precedente a quello del concorso.

Da chi è composta la giuria scientifica?

Per la XII edizione la giuria scientifica è composta da Elena Aga Rossi, Roberto Chiarini, Ernesto Galli della Loggia, Ilaria Pavan, Paolo Pezzino, Silvio Pons, Andrea Possieri e Andrea Zannini. La giuria è presieduta da Tommaso Piffer.

Chi può partecipare alla giuria dei lettori?

Possono partecipare tutti fuorché gli “addetti ai lavori”, cioè i docenti di materie storiche all’università. L’unico impegno richiesto è quello di leggere i volumi e votare il vincitore entro il 31 agosto.

In passato ho ricevuto gratuitamente i libri, perché ora devo pagare per partecipare alla giuria?

Il Circolo della storia non riceve gratuitamente i volumi necessari alla giuria dei lettori, li acquista dagli editori. Riusciamo quindi a regalare i libri solo a un numero limitato di lettori, e abbiamo pensato di riservarli a chi in passato non ha mai partecipato. Agli altri chiediamo un contributo per coprire parte del costo di libri e spedizioni.

Posso partecipare di nuovo alla giuria se ho già partecipato in passato?

Certamente!

Devo restituire i libri alla fine del concorso?

No, non è necessario restituire i libri.