Approfondimenti · 28 Settembre 2024

Una storia ecologica

La "storia ecologica" è un tema di grandissima attualità, in un periodo in cui è aumentata l'attenzione per l'ambiente. Cosa ci può insegnare a riguardo la storia?

di Andrea Zannini

Storia ecologica dell’Europa. Un continente nell’Antropocene di Emilio Padoa-Schioppa (Il Mulino, 2024, 22 euro) segue due tendenze che si sono ultimamente rafforzate nella storiografia: considerare lunghi, se non lunghissimi, intervalli temporali contrastando l’approccio événementiel (tipico soprattutto della storia contemporanea), e allargare lo sguardo alle relazioni tra uomo e ambiente.

Rispetto all’ormai consolidato filone di “storie dell’ambiente”, però, l’autore, che è un ecologo, affianca all’analisi del rapporto tra uomo e ambiente una prospettiva di storia naturale, descrivendo quindi anche fenomeni che non dipendono (come l’eruzione di un vulcano), o possono non dipendere (come l’evoluzione di una specie), dall’azione dell’uomo. La “storia ecologica” che ne risulta è dunque l’osservazione in termini storici dell’ambiente europeo come risultato di due sistemi interagenti che non possono essere disgiunti.

L’Antropocene

Una prima domanda di fondo è da quando è possibile far cominciare l’Antropocene, vale a dire la nuova fase della storia della terra caratterizzata dalla presenza della nostra specie, che è stata in grado di modificare gli equilibri climatici, biologici ecc. Una letteratura ormai consolidata ha individuato a proposito cinque turning points, che riorganizzano la nostra concezione del passato: l’estinzione dei grandi mammiferi e l’espansione del sapiens fuori dall’Africa, la neolitizzazione, lo scambio colombiano, la rivoluzione industriale, la grande accelerazioni industriale novecentesca che ha portato al riscaldamento globale attuale.

Su questa prospettiva di fondo, Padoa-Schioppa prende in considerazione alcuni paesaggi europei nei quali la trama della trasformazione naturale e l’ordito dell’azione dell’uomo si incrociano. Nel capitolo dedicato alle grandi pianure i casi esaminati sono quelli della Pianura Padana (la «valle del cibo») nella sua evoluzione geologica e storica (bonifiche, irreggimentazione delle acque, industrializzazione ecc.), della puszta pannonica con l’introduzione di specie alloctone come la Robinia, e dei montados portoghesi.

Un equilibrio difficile

Contro la falsa impressione che i boschi e le foreste europei siano il regno della “naturalità”, Padoa-Schioppa ricostruisce poi le vicende plurisecolari di alcune foreste e di alcune essenze: proprio dal pino nero e dalla sua (relativamente recente) introduzione sul Carso triestino era partito nell’Introduzione.

La relazione tra percezione di un paesaggio e sua storia ecologica ha quindi nelle Alpi, «il giardino dell’Eden perduto, uno spazio selvaggio e intonso», un caso limite. Considerando sia il caso della tempesta di vento Vaia del novembre 2018 sia la diffusione del bostrico, il coleottero che sta uccidendo più abeti rossi degli schianti dovuti al vento, la lezione è che i concetti di wilderness o di “equilibrio” siano puramente culturali, frutto cioè di visioni più o meno complessive dell’ambiente: così è ad esempio anche per espressioni come disboscamento, erosione, o l’onnipresente “degrado idrogeologico”, che spesso non è altro che l’urbanizzazione improvvida del territorio.

La lettura incrociata delle trasformazioni naturali unite o dovute a quelle dell’uomo passa quindi in rassegna casi esemplari di fiumi, lagune (Venezia), mari (l’Artico), ghiacciai, isole che nascono e muoiono (la Ferdinandea), e di prodotti agricoli che hanno segnato intere civiltà, dai cereali, alla vite all’ulivo. L’autore affianca risultati di studi scientifici e commenti sulle politiche di marketing, senza tema di andare contro alcuni luoghi comuni naturistici (ad esempio i vini biodinamici), o “sovranisti” (l’attacco alla globalizzazione).

La crisi

La terra non ha mai affrontato una crisi globale pari a quella attuale, riflette Emilio Padoa-Schioppa che, con invidiabile ottimismo, conclude rilevando che a riguardo le ottime notizie sono due: l’abbiamo provocata noi, e abbiamo le conoscenze per contrastarla con una reale transizione ecologica.

In conclusione, il volume rappresenta un contributo originale ed “esperto” in un campo in cui l’informazione è spesso, nel migliore dei casi, approssimativa. Assegna profondità storica a questioni che riteniamo erroneamente contemporanee, e invece hanno una lunga storia alle spalle: non è poco.

Consigli di lettura

Due autori ormai classici che hanno rivoluzionato sulla storia dell’umanità in relazione all’ambiente sono il biologo e antropologo americano Jared Diamond, di cui è notissimo Armi, acciaio e malattie, Einaudi, e il genetista Guido Barbujani, di cui è da poco uscito l’ultimo libro: Come eravamo. Storie della grande storia dell’uomo, Laterza.

Dal punto di vista più prettamente storico, si consigliano il famoso, e ora tradotto in italiano, Joachim Radkau, Storia globale dell’ambiente e, per quanto riguarda l’epoca più recente J.R. McNeill-Peter Engelke, La grande accelerazione. Una storia ambientale dell’Antropocene dopo il 1945, Einaudi, e, per una prospettiva più economica, Mauro Bonaiuti, La grande transizione. Il declino della civiltà industriale e la risposta della decrescita, Bollati Boringhieri (nuova ed. 2023).

Avatar
Andrea Zannini

Insegna Storia dell’Europa all’Università di Udine ed è parte della giuria scientifica di Friuli Storia. I suoi interessi scientifici riguardano la storia economica e sociale dell’età moderna, la storia dell’emigrazione, della Resistenza e dell’alpinismo. I suoi ultimi libri sono: L’altro Pasolini. Guido, Pier Paolo, Porzûs e i turchi, (Marsilio 2022); Altri Pigafetta. Relazioni e testi sul viaggio di Magellano ed Elcano, (Viella 2023); Controstoria dell’alpinismo (Laterza 2024).

Scopri tutti gli articoli

Non c’è un Circolo nella tua provincia?

Sostienici