Rassegna Stampa · 27 Settembre 2025
Omicidi politici
da Come si intossica un popolo di Sigmund Ginzber, Il Foglio, 22 settembre 2025
Siegmund Ginzberg, in un articolo sul Foglio, ricorda come nella Germania di Weimar la violenza politica fosse diffusa, con milizie di destra e sinistra che si massacravano nelle strade. Due omicidi politici furono usati in modo decisivo per manipolare l’opinione pubblica.
Il primo è l’assassinio di Horst Wessel, Sturmführer delle SA, ucciso a Berlino nel 1930 da un attivista comunista. Joseph Goebbels trasformò l’accaduto in un caso nazionale: ne fece un martire, mise in circolazione la canzone a lui attribuita – il Horst-Wessel-Lied, poi inno ufficiale del Terzo Reich – e orchestrò funerali spettacolari. Hitler scelse di non partecipare, segno della sua diffidenza verso l’avventurismo delle SA e della volontà di mostrarsi come uomo d’ordine.
Il secondo è il cosiddetto affare Potempa (1932). Dopo le elezioni che avevano fatto dei nazionalsocialisti il primo partito, una squadraccia di SA assassinò il bracciante comunista Konrad Pietzuch. I responsabili furono condannati a morte in base ai decreti d’emergenza del governo von Papen. Hitler prese posizione contro le condanne, costretto a bilanciare solidarietà ai suoi uomini e aspirazioni di legittimazione politica. Una volta al potere, i colpevoli furono liberati.
Anche se questi due casi sono diversi, scrive Ginzberg, hanno comunque contribuito a costruire il mito dei caduti nazisti come eroi e patrioti, mentre le violenze dell’avversario venivano bollate come crimini comuni. Pur con le dovute differenze, in questo Ginzberg vede un’inquietante analogia con l’America di Trump.
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